Non solo caramelle: ciò che non sai sulla liquirizia
I più piccoli la amano in forma di caramella gommosa, giocando a srotolarne le bobine; i più grandi la amano sotto forma di liquore, infusi o decotti; i più saggi tornano invece a srotolarne le bobine: la liquirizia, però, è molto di più di questo.
La liquirizia è una pianta originaria dell’area mediterranea e mediorientale, e il suo nome botanico (Glycyrrhiza glabra) significa “radice dolce”. Infatti, proprio dalla lavorazione della sua parte radicale si ottengono i classici bastoncini e le scaglie nere da apprezzare in forma di dolciume.
Le sue proprietà
Sin dall’antichità, la liquirizia è stata valorizzata per le sue molteplici proprietà benefiche, attribuendo questi effetti al principio attivo che la caratterizza, la glicirrizina.
Dalle spiccate proprietà antinfiammatorie ed antivirali, grazie alla contemporanea presenza di un ampio pool vitaminico (vitamina B1, B2, B3, B5 ed E) e di diversi fitonutrienti attivi (quercetina in particolare), la liquirizia viene utilizzata principalmente per migliorare i disturbi del sistema gastrointestinale, quali aerofagia, reflussi, gastriti, ulcere e stitichezza.
Grazie alla sua attività sulla regolazione degli zuccheri nel sangue, la liquirizia può essere utilizzata come un potente fattore anti-stress: sorseggiata ad esempio come infuso, essa è in grado di favorire una migliore predisposizione al riposo, aiutando a combattere l’incubo dell’insonnia.
Essa viene inoltre utilizzata per la formulazione di prodotti per la cura dell’igiene orale, intervenendo positivamente nell’ambito del trattamento di carie dentale e gengiviti.
Gli effetti sulle mamme
Un gruppo di ricerca finlandese, supportato dai risultati ottenuti da uno studio clinico, ipotizza che le donne in gravidanza debbano evitare un consumo eccessivo di liquirizia: lo studio dimostra che i figli nati da una gravidanza di questo tipo presentino delle risposte cognitive inferiori alla normalità, sviluppando peraltro disturbi caratteristici da deficit di attenzione ed iperattività. Sembra che l’effetto sia attribuibile alla capacità della glicirrizina di intensificare in maniera spropositata gli effetti del cortisolo, principale ormone dello stress, attraverso l’inibizione dell’enzima utile alla sua inattivazione, inficiando direttamente lo sviluppo del feto. Per quanto non sia stata definita la quantità specifica di liquirizia relativa ad un “elevato consumo”, si stima che i quantitativi considerati in eccesso siano oltre i 500 mg a settimana.
Data la capacità nota della liquirizia di comportare un innalzamento della pressione, uno studio clinico ha valutato questo aspetto sulle gravide consumatrici incallite: è stato visto che un consumo eccessivo non incida su eventuali variazioni della pressione della madre, non intaccando la normale crescita e il peso del feto. Al contrario, sembra che esagerando con la liquirizia si possa rischiare di accorciare sensibilmente l’età gestazionale, incrementando il rischio di parto pretermine.
Gli studi
Per valutare gli effetti di alcuni dolcificanti comuni, tra i quali l’aspartame, è stato condotto uno studio sperimentale sugli animali. In questo studio i suddetti sono stati assunti ogni giorno per 6 settimane al dosaggio di 3mg/kg. Dai risultati ottenuti, si è visto come un consumo a lungo termine di aspartame, abbia portato ad effetti estremamente negativi sulla memoria. Questi effetti sono dovuti anche alla riduzione del numero di neuroni causata da diversi fattori dannosi, tra i quali lo stress ossidativo.
Uno studio condotto su adulti sani, invece, ha messo a confronto una dieta ad alto consumo di aspartame (25mg/kg di peso corporeo al giorno) rispetto una dieta a basso consumo (10mg/kg di peso corporeo al giorno) per 8 giorni. Da questo studio è emerso che gli individui che consumavano diete ad alto contenuto di aspartame avevano un umore più irritabile e mostravano maggior depressione.
Liquirizia ed attualità
L’emergenza dovuta al COVID-19 ha spinto diversi gruppi di ricerca ad analizzare quante più sostanze naturali possibili in grado di contrastare attivamente il virus, coadiuvando (e non sostituendo) le terapie d’elezione con lo scopo di procurare un miglioramento delle condizioni senza portare all’insorgenza di ulteriori effetti collaterali sgraditi.
Tra le molteplici sostanze testate, è stato dimostrato che la glicirrizina sia in grado di bloccare direttamente la replicazione del SARS-CoV-2 attraverso l’inibizione della relativa proteasi virale Mpro. Attraverso questi dati, pubblicati su un’importante rivista scientifica, i ricercatori ipotizzano che il consumo di prodotti contenenti glicirrizina, e quindi liquirizia nelle sue varie forme, possa portare un beneficio (anche se minimo, comunque non controindicato) ai pazienti affetti da COVID-19.
Conclusioni
La liquirizia offre diverse modalità di consumo, presentandosi come un prodotto accessibile a tutte le fasce d’età. Le sue proprietà la rendono un’importante alleata per la salute dell’uomo e della donna, dove la moderazione (specialmente in caso di gravidanza) diventa la parola d’ordine.
Niente paura dunque: lasciamo che, con attenzione ai casi particolari, la liquirizia porti tutti i suoi caratteristici benefici alla nostra salute.
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Fonti:
1 – Strandberg TE, Järvenpää AL, Vanhanen H, McKeigue PM. Birth outcome in relation to licorice consumption during pregnancy. Am J Epidemiol. 2001 Jun 1;153(11):1085-8. doi: 10.1093/aje/153.11.1085. PMID: 11390327.
2 – Räikkönen K, Martikainen S, Pesonen AK, Lahti J, Heinonen K, Pyhälä R, Lahti M, Tuovinen S, Wehkalampi K, Sammallahti S, Kuula L, Andersson S, Eriksson JG, Ortega-Alonso A, Reynolds RM, Strandberg TE, Seckl JR, Kajantie E. Maternal Licorice Consumption During Pregnancy and Pubertal, Cognitive, and Psychiatric Outcomes in Children. Am J Epidemiol. 2017 Mar 1;185(5):317-328. doi: 10.1093/aje/kww172. PMID: 28158597
3 – van de Sand L, Bormann M, Alt M, Schipper L, Heilingloh CS, Steinmann E, Todt D, Dittmer U, Elsner C, Witzke O, Krawczyk A. Glycyrrhizin Effectively Inhibits SARS-CoV-2 Replication by Inhibiting the Viral Main Protease. Viruses. 2021 Apr 2;13(4):609. doi: 10.3390/v13040609. PMID: 33918301; PMCID: PMC8066091.
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